Dopo la pandemia, a fermare i viaggiatori c’è la guerra. Fermi soprattutto gli arrivi dall’estero, i gruppi organizzati e anche le gite scolastiche. Nel primo trimestre 2022 si stima, nelle città d’arte, un calo di presenze del 39%
Dopo lo shock causato dalla pandemia, il turismo veneto e padovano soffre ora dell’instabilità politica dovuta alla crisi Ucraina-Russia. La guerra nell’est Europa ha infatti bloccato quasi del tutto il turismo internazionale, che rappresenta una fetta maggioritaria degli arrivi e delle presenze in Veneto, soprattutto nelle città d’arte. In questi primi mesi dell’anno, anche se mancano ancora dati certi, l’Osservatorio Economico Confesercenti del Veneto Centrale stima per le città d’arte un calo di presenze (rispetto al pre covid) del 39%.
«Le mete balneari, lacustri o di montagna» spiega Francesco Mattiazzo, Presidente di Assoturismo Confesercenti del Veneto «anche negli ultimi anni hanno retto grazie all’alta presenza di italiani e veneti, che in molti hanno colto l’occasione per riscoprire le bellezze del territorio. Soffrono invece le città d’arte, dove il turismo maggioritario è quello che arriva dall’estero: a Venezia gli stranieri erano l’87%, a Verona il 58%, a Padova il 48%. E già dalla primavera queste città iniziavano a popolarsi con grandi gruppi organizzati provenienti da Germania, Cina e Stati Uniti. Assistiamo invece ad un periodo di stallo che permane ormai dal 2020. A frenare i viaggiatori, prima, era la pandemia: ora che l’emergenza sanitaria sembra finalmente più sotto controllo è esplosa una guerra che ha paralizzato tutta la mobilità internazionale, non solo i flussi provenienti dalla Russia e dall’est Europa.
Sul freno ai consumi pesano anche l’inflazione e i rincari delle ultime settimane, che hanno fatto crescere i costi della benzina, delle bollette e in generale dei beni di primo consumo.
Focus Padova
Nella provincia di Padova il settore turismo coinvolge più di 6.500 le imprese. A queste si aggiungono i quasi 500 professionisti che vi operano e oltre 700 attività ricettive non organizzate in impresa (affittacamere, B&B, locazioni turistiche).
Si tratta di un settore che incide in modo importante sull’economia e, secondo la stima dell’Osservatorio Economico della Confesercenti, aveva un fatturato (pre Covid) di 1,9 miliardi, con un valore aggiunto (nell’indotto) che arriva a 2,3 miliardi. Nel 2020 la perdita di presenze è stata di oltre il 60%, per un crollo di indotto pari a quasi 1,4 miliardi. Nel 2021, nonostante la lieve ripresa, le presenze sono calate di quasi il 50%, per una perdita complessiva di 1,15 miliardi. Significa che dall’inizio della pandemia a fine 2021 il settore turismo a Padova ha perso 2,55 miliardi: oltre un intero anno di lavoro.
Sul 2022 mancano ancora i dati ufficiali, ma gli operatori confermano che lo stallo permane. Pressoché fermi i gruppi organizzati, le gite scolastiche e in generale tutto il turismo che non sia di prossimità. «La ripresa turistica ancora non c’è» testimonia Mariaclaudia Crivellaro, guida turistica Federagit Confesercenti «il periodo di aprile, che è quello della Pasqua, è ancora molto scarico. Mancano completamente le presenze straniere di qualunque nazionalità, i gruppi sono pochissimi e arrivano prevalentemente su Venezia. Per le guide come categoria persiste un periodo di forte crisi: soffre di più chi lavorava con le agenzie di viaggi, mentre riesce ancora a lavorare, anche se con piccoli e piccolissimi numeri, chi con un po’ di intraprendenza si è organizzato da sé proponendo itinerari e iniziative rivolti anche ai turisti italiani. Personalmente in questo momento ho pochissime richieste e vengono in ampia parte da piccolissimi gruppi di amici o addirittura singole coppie».
L’articolo Confesercenti Veneto Centrale, Turismo in crisi: dal 2020 persi oltre 2,5 miliardi proviene da Confesercenti Nazionale.