«Abbiamo perso un’occasione per frenare il fenomeno dell’abusivismo nel nostro mondo, quello delle guide turistiche: un fenomeno che riguarda circa il 20 per cento delle attività su una piazza fondamentale per Firenze». Una tour turistico della città ogni cinque è abusivo, insomma: una stima che, precisa Marco Verzì, presidente di Federagit Confesercenti Firenze, «è approssimata per difetto, perché è il risultato di una nostra indagine fatta insieme alla polizia municipale, condotta su quello che possiamo vedere, che è soltanto la punta dell’iceberg».
A guidare le comitive del turismo «mordi e fuggi», quello dei tour di Firenze in meno di tre ore (e al massimo risparmio di prezzo), è spesso personale senza patentino. Che talvolta, per arrivare in Duomo o in piazza della Signoria, trascina il gruppone attraverso le viuzze più strette del centro, proprio nella speranza di non farsi notare dalla polizia municipale.
Il punto dolente sta proprio nell’estrema difficoltà di individuare — e quindi di sanzionare, come la nuova legge appena varata dal Parlamento consente — le guide italiane e straniere prive di abilitazione.
La legge 190 del 2023, che modifica la disciplina della professione di guida turistica, in vigore dal 13 luglio scorso prevede sanzioni fino a 15 mila per gli operatori abusivi — sia i luoghi di cultura che le imprese e le agenzie turistiche — e fino a 12 mila per le singole guide che operino fuori legge. Ovvero per chi non sia iscritto nell’elenco nazionale previsto dalla legge ma non ancora realizzato.
Il Parlamento ha previsto una finestra di sei mesi per realizzarlo. Anzi realizzarli, perché gli elenchi saranno tre: quello per le guide italiane, quelle per le guide straniere che chiedono la conversione della loro abilitazione (nel tavolo delle trattative le associazioni di categoria avevano chiesto al governo di predisporre un esame di ammissione e conversione, invece è previsto solo un tirocinio) e il terzo, quello delle prestazioni occasionali. Ma su quest’ultima lista «il Parlamento ha ceduto a pressioni dall’estero — sottolinea Verzì — perché mentre noi chiedevamo che fossero molto limitate nel tempo, l’Europa spingeva per una maggiore liberalizzazione e l’occasionalità ora copre buona parte della stagione turistica: 60 giorni non sono affatto qualcosa di saltuario».
Per questo le guide italiane, e fiorentine in particolare, si lamentano. «La legge non è andata nella direzione che avremmo voluto — prosegue il referente fiorentino di Federagit — Non è previsto l’obbligo di laurea, né l’assicurazione obbligatoria né, ed è la più importante di tutte, la specializzazione territoriale: nonostante le nostre richieste, questi elementi non sono stati inseriti nella norma. E dire che ce li avevano promessi negli anni di trattative, ma mano a mano sono stati tutti espunti perché, come ci hanno spiegato, i Paesi del Nord Europa volevano una totale liberalizzazione del nostro mestiere: la Germania, soprattutto, perché sono tedesche le maggiori compagnie del settore. La Commissione europea ha fatto pressione sul nostro Parlamento per non qualificare più di tanto la professione». Insomma, stavolta il governo Meloni, non sarebbe riuscito a declinare in norma il mantra «prima gli italiani».
«Da una parte c’è un rafforzamento delle sanzioni per chi esercita e per chi incarica le guide abusive, ma noi chiedevamo che fossero incluse anche le grandi piattaforme web come Booking e Airbnb che mettono nelle loro vetrine pacchetti turistici non per forza conformi a questa norma — conclude Verzì — Se non puoi sanzionare le piattaforme ma devi andare a pescare le guide una per una diventa difficilissimo beccarle: la legge usa termini che responsabilizzano gli “intermediari turistici” e Booking e Airbnb non sono qualificabili come agenzie turistiche».
Stralcio da corrierefiorentino.corriere.it